Lidia Poët - Lidia è stata una delle figure più significative nella storia del diritto e dell'emancipazione femminile in Italia. La sua determinazione a sfidare le convenzioni sociali del XIX  secolo ha fatto di lei una pioniera, nonostante le innumerevoli difficoltà incontrate lungo il cammino. Nacque a Perrero, un piccolo comune nelle valli valdesi del Piemonte. La sua  famiglia era benestante e aperta alle idee di progresso, soprattutto in ambito educativo.

Lidia Poët - fonte Università di Foggia

In un'epoca in cui l'istruzione femminile era limitata, Poèt riuscì a frequentare il liceo e  successivamente si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Torino, dove conseguì la laurea nel1881. La sua tesi di laurea fu particolarmente innovativa: trattava del  diritto delle donne di partecipare alla vita pubblica e di votare, un tema estremamente avanzato per l'epoca, considerando che in Italia le donne non avrebbero ottenuto il diritto di  voto fino al 1946. Dopo il praticantato in uno studio legale, Poet presentò la domanda di iscrizione all'Ordine degli Avvocati di Torino nel 1883: la sua accettazione fu un evento  rivoluzionario! Divenne la prima donna avvocato in Italia. Purtroppo l'entusiasmo durò poco. Alcuni colleghi maschi e autorità dell 'epoca contestarono la sua ammissione, ritenendo  che le donne fossero inadatte a esercitare professioni intellettuali così impegnative. Nel 1884, la Corte d'Appello di Torino annullò la sua iscrizione, sostenendo che la professione di  avvocato fosse incompatibile con il ruolo tradizionale delle donne, che dovevano dedicarsi alla casa e alla famiglia. Questa decisione rifletteva una mentalità diffusa nell'Italia dell  'epoca, basata su stereotipi di genere e discriminazione istituzionale. Sebbene privata della possibilità di esercitare come avvocato, Lidia Poët continuò a lavorare nel campo del  diritto collaborando nello studio legale del fratello e si dedicò alla difesa dei diritti delle donne, dei bambini e delle persone più vulnerabili. Non smise mai di lottare per il  iconoscimento della parità professionale tra uomini e donne. Lidia non si limitò al campo legale; fu anche una figura attiva nel movimento femminista. Partecipò a congressi nazionali  e internazionali per l'emancipazione femminile e collaborò con varie associazioni che si battevano per l'istruzione, il diritto al lavoro e il suffragio universale delle donne. Le  sue idee erano profondamente radicate nella convinzione che il progresso sociale passasse attraverso la piena partecipazione delle donne alla vita pubblica e politica. Questo  impegno la rese un modello per le generazioni successive, ispirando altre pioniere nel campo dei diritti civili. Per trent'anni fu protagonista dei Congressi Penitenziari Internazionali,  dove si occupò di diritti dei detenuti e dei minori, promuovendo tribunali minorili e la riabilitazione dei detenuti attraverso educazione e lavoro. Nel 1885 partecipò al Congresso di  Roma, nel 1895 ricevette l'onorificenza di "Officier d'Académie" dal governo francese per i suoi contributi al Congresso di Parigi.

Lidia Poët - fonte Wikipedia

Dal 1903 aderì al CNDI (Consiglio Nazionale delle  Donne Italiane), dirigendo la sezione giuridica nei congressi femminili del 1908 e 1914; si batté per diritti innovativi: tutela dei minori, regolamentazione del lavoro minorile, protezione morale dei giovani, aumento delle pene per reati contro la morale e divieto di spettacoli e bevande alcoliche per i minori. Le sue proposte, come il diritto di voto  femminile e il divorzio, furono attuate solo decenni dopo. La rivincita e i riconoscimenti: dopo decenni di discriminazione, il clima legislativo e sociale iniziò a cambiare. Nel 1919,  grazie alla legge Sacchi, fu finalmente riconosciuto alle donne il diritto di accedere alle professioni legali. All'articolo 7 la legge apriva alle donne le porte del foro: "Le donne sono  ammesse, a pari titolo degli uomini, ad esercitare tutte le professioni ed a coprire tutti gl'impieghi pubblici, esclusi soltanto, se non vi siano ammesse espressamente dalle leggi,  quelli che implicano poteri pubblici giurisdizionali o l'esercizio di diritti e di potestà politiche che attengono alla difesa dello Stato". Dopo aver praticato (ma solo di fatto) per anni la professione forense insieme al fratello Giovanni Enrico, nel 1920 Lidia Poët, all'età di 65 anni, entrò quindi finalmente nell'Ordine degli avvocati, divenendo ufficialmente la prima  donna d'Italia ad esservi ammessa. Nel 1922 divenne la presidente tenacia e lotta contro le ingiustizie e le del Comitato pro voto donne di Torino. discriminazioni. Morì a Diano  Marina all'età di 93 anni il 25 febbraio 1949 e venne sepolta nel cimitero di San Martino a Perrero. La figura di Lidia Poët è tornata alla ribalta negli ultimi anni, grazie alla crescente  attenzione verso le pioniere del femminismo. La sua storia è stata raccontata in numerosi libri e articoli ed è stata resa popolare da una serie TV di Netflix, La legge di Lidia Poët  (2023). La serie, pur prendendosi alcune licenze narrative, ha contribuito a far conoscere la sua battaglia a un pubblico più ampio. Lidia Poët rappresenta un simbolo di resilienza, 31 La sua vita ha mostrato come il coraggio individuale possa mettere in discussione pregiudizi secolari e aprire nuove strade per le generazioni future. Oggi, il suo nome è associato  alla lotta per i diritti civili e alla parità di genere, ricordando che il progresso è spesso il risultato di sfide affrontate da individui straordinari.

Storia delle donne piemontesi - Lidia Poët
di Mara Battaglia